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Caio
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MessaggioInviato: Mar Dic 23, 2008 2:08 pm    Oggetto: Ricerca e sue applicazioni Rispondi citando

Da La Stampa:

LONDRA
Nascere senza il rischio di ammalarsi di tumore al seno: è con questa particolarità che nascerà la settimana prossima, se tutto va bene, la figlia di una coppia inglese, geneticamente modificatà appositamente con tale obiettivo.

A parlare di quella che sarà la prima bambina inglese e nel mondo a nascere senza il gene del cancro alla mammella (il Brca1) è il quotidiano inglese "Daily mail". Un team di medici dell’university College Hospital è riuscito infatti ad analizzare gli embrioni della donna di 27 anni e selezionare quelli privi del gene incriminato.

La coppia di coniugi voleva infatti eliminare il gene del cancro dalla loro linea familiare, visto che il marito ne è portatore e tre generazioni di donne nella sua famiglia (nonna, madre, cugina e sorella) hanno avuto diagnosticato questo cancro a 20 anni. Ogni figlia da loro nata, senza questa procedura, avrebbe avuto tra il 50 e l’80% di ammalarsi di questo tumore. Secondo i medici questa procedura apre nuove speranze a migliaia di altre famiglie con numerosi casi di malattie genetiche devastanti.

Circa 1000 bambini sono già nati in Inghilterra, usando questa metodica per liberarsi della fibrosi cistica e la malattia di Huntington. Otto centri offrono questa possibilità alle coppie che presentano casi di malattie che si trasmettono di generazione in generazione.




E in Italia si tagliano i fondi alla ricerca...
Chi decide questi tagli si ricordi che tutti i medicinali e tutte le cure di qualsiasi malattia derivano dalla ricerca.

E magari un giorno quelle persone, o persone a loro vicine, avranno bisogno dell ricerca...
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Kikka
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MessaggioInviato: Mar Dic 23, 2008 2:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ormai esiste solo telethon da sponsorizzare...tutto il resto è...aria!!
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MessaggioInviato: Dom Gen 04, 2009 3:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

Dove lavoro io ci sono diversi laboratori che vanno avanti solo grazie a quello, con la targhettina telethon attaccata alla porta...
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MessaggioInviato: Dom Gen 04, 2009 3:23 pm    Oggetto: Rispondi citando

Kikka ha scritto:
Ormai esiste solo telethon da sponsorizzare...tutto il resto è...aria!!


un po generalizzante ....
sono vivo grazie ad una ricerca che non centra nulla con telethon
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Caio
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MessaggioInviato: Dom Gen 04, 2009 4:27 pm    Oggetto: Rispondi citando

Nella ricerca è un pò tutto collegato, ogni piccolo passo avanti si basa su altre cose scoperte prima da altri laboratori.
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Caio
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MessaggioInviato: Gio Gen 15, 2009 12:54 pm    Oggetto: Rispondi citando

Anche senza fondi si continua a scoprire...

Da la Repubblica:

Ecco il segreto della leucemia "Così si attacca alla radice"
Un'équipe italiana ha individuato una molecola responsabile dell'immortalità delle cellule staminali del cancro.

ROMA - Proliferano indisturbate, immortali, rendendo spesso inguaribili i tumori. Ora il segreto della forza delle cellule staminali del cancro - radice e serbatoio infinito della malattia - è stato svelato da un gruppo di scienziati italiani, che hanno individuato in una specifica molecola quello che potrebbe diventare il bersaglio farmacologico tanto a lungo cercato per estirpare i tumori alla radice, uccidendone le cellule madri.

Studiando la leucemia mieloide acuta, l'équipe guidata da Pier Giuseppe Pelicci, Direttore Scientifico del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell'Istituto Europeo di Oncologia, in collaborazione con le Università di Milano e Perugia, sembra aver trovato un modo per estirpare definitivamente il cancro partendo dalla sua origine.

In una ricerca pubblicata su Nature, gli scienziati danno finalmente una spiegazione all'immortalità delle cellule staminali del cancro: la chiave è racchiusa in "P21", una proteina del ciclo cellulare che blocca temporaneamente la proliferazione di quel tipo di cellule e dà loro il tempo di riparare il proprio Dna prima di ripartire, ovvero prima di ricominciare a produrre altre cellule tumorali.

Colpendo P21 nelle staminali delle leucemie, l'équipe di Pelicci è infatti riuscita a renderle "mortali": senza P21 le staminali hanno cominciato ad accumulare danni al genoma e quindi a morire, e con loro anche l'intero tumore.

Negli ultimi decenni l'oncologia ha fatto passi importanti, trovando farmaci risolutivi per molti tumori: il problema è che in molte neoplasie questi farmaci non bastano, il tumore torna, spesso più feroce di prima. Si è scoperto che ciò dipende dal fatto che dietro milioni di cellule tumorali che le terapie spesso riescono ad uccidere, c'è, ben nascosto, un gruppetto di cellule staminali capostipiti della malattia. Queste staminali, numericamente esigue rispetto alla massa tumorale, sono il serbatoio del cancro, e sono in grado di produrre all'infinito altre cellule malate. E non rispondono ai farmaci oncologici oggi in uso: questi farmaci, infatti, sono attivi solo contro cellule in rapida riproduzione come quelle del tumore, mentre le staminali del cancro si riproducono lentamente e sfuggono alle cure.

Con la scoperta italiana il cerchio si chiude. Il gruppo di Pelicci si è accorto che la lentezza con cui le staminali del cancro si riproducono è la loro salvezza anche per un altro motivo: garantisce loro più tempo per "fare la revisione" e ripartire in quarta alimentando nuovamente il tumore. La proteina P21 in pratica fa fare loro il "pit stop" durante il quale le staminali riparano il proprio Dna. Senza questa pausa le staminali pian piano accumulerebbero danni genetici, invecchierebbero e morirebbero come tutte le cellule.

"La nostra scoperta - ha commentato Pelicci - definisce un metodo per eliminare le cellule staminali del cancro: bloccare i loro sistemi di riparazione del genoma. In questo modo, infatti, le cellule staminali del cancro accumuleranno danno genomico, invecchieranno e moriranno, come fanno normalmente le cellule staminali dei nostri tessuti. Nuovi farmaci che inibiscono la riparazione del Dna stanno muovendo i primi passi della sperimentazione clinica nell'uomo. Sapremo nei prossimi 5-10 anni quanto sono importanti nella cura dei tumori".

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MessaggioInviato: Mar Apr 07, 2009 1:55 pm    Oggetto: Rispondi citando

Di nuovo, nuove importanti scoperte grazie alla ricerca:
Ma in Italia si tagliano i fondi...


Tumori, ricercatori italiani scoprono il gene che blocca le metastasi.

di Alberto Oliverio
ROMA (4 aprile) - Una ricerca svolta da studiosi delle Università di Padova di Modena e Reggio Emilia, pubblicata sull'autorevole rivista scientifica Cell ha individuato un gene in grado di proteggere l'organismo dalla diffusione delle metastasi tumorali, il gene p63. Due team guidati da Stefano Piccolo (Padova) e da Silvio Bicciato (Modena e Reggio Emilia) hanno infatti scoperto i meccanismi che fanno sì che un tumore non resti localizzato all'organo colpito ma si diffonda ad altre aree del corpo attraverso le metastasi.

Le cellule che formano un tumore non sono molto diverse dalle cellule staminali: entrambi sono infatti dotate di un grande potenziale riproduttivo e hanno la capacità di migrare e trasformarsi in cellule che hanno caratteristiche aspecifiche, in grado cioè di migrare, riprodursi, colonizzare tessuti diversi.

In condizioni normali, la capacità delle cellule di riprodursi ad oltranza è bloccata da una proteina, la p63, che ha il compito di porre un limite al processo di riproduzione cellulare, cellule staminali comprese. Se infatti una cellula staminale si riproducesse all'infinito si comporterebbe né più né meno come una cellula neoplastica: invece, dopo che le cellule staminali hanno formato un particolare tessuto in un organo specifico, ad esempio il fegato o il cervello, la loro crescita viene bloccata da una specie di meccanismo di servocontrollo legato appunto alla proteina p63.

Ma se una cellula staminale tumorale manca del gene che codifica la proteina p63 o questo è inattivo, la cellula diventa potenzialmente immortale: la mancanza della proteina apre la porta a un comportamento aggressivo delle cellule tumorali, alla possibilità cioè di una loro migrazione, vale a dire alle metastasi.

Il processo di crescita tumorale è regolato da un insieme di fattori: da un lato i fattori di crescita fanno proliferare le cellule neoplastiche e i vasi che le nutrono, dall'altro i fattori difensivi, come appunto il gene p63, sono in grado di bloccare o rallentare la proliferazione cellulare. Vi sono perciò tumori più aggressivi, pronti a formare metastasi, e tumori più contenuti, dotati di una minor carica proliferativa.

La scoperta dei ricercatori di Padova e di Reggio Emilia/Modena è importante in quanto p63 è una specie di spia molecolare potenziale che può permettere all'oncologo di conoscere se un tumore è più o meno aggressivo e quindi selezionare la terapia più adatta: ma in futuro potrebbe essere possibile utilizzare questa proteina per bloccare la crescita dei tumori.

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MessaggioInviato: Mer Apr 08, 2009 6:12 pm    Oggetto: Rispondi citando

In Italia non solo si tagliano i fondi ma per molte cose che riguardano la ricerca dobbiamo subire anche le ingerenze e le pressioni di un piccolo stato confinante con Roma Wink .....

ciao
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Kikka
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MessaggioInviato: Gio Apr 09, 2009 3:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

Clima. Enea su 'Nature', studio livelli mare con esame stalagmiti
6 aprile 2009
Area principale | Ambiente | Lancio

Roma, 6 apr. - Uno studio a firma di Fabrizio Antonioli dell'Enea sulla variazione del livello dei mari in correlazione con i cambiamenti climatici, basati sullo studio delle stalagmiti ritrovate nella grotta dell'Argentarola, un miglio a nord dal promontorio dell'Argentario, in Toscana, pubblicato oggi su 'Nature'.


...continua QUI
e anche sulla rassegna stampa di oggi

qui le foto..http://www.abc.net.au/science/articles/2009/04/08/2538068.htm?site=science&topic=enviro Wink Wink
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MessaggioInviato: Gio Lug 09, 2009 12:11 pm    Oggetto: Rispondi citando

Da Repubblica:

Se l'uomo diventa inutile per fare i bambini
Creato in laboratorio lo sperma artificiale. Ma gli scienziati sono prudenti: lo spermatozoo sintetico potrebbe fare flop

Dal sesso al laboratorio: gli scienziati inglesi dell'università di Newcastle hanno creato il primo spermatozoo artificiale. La riproduzione fa così un altro passo dalla camera da letto verso la provetta. E anche se le prime reazioni all'esperimento inglese - che partendo da una cellula staminale embrionale umana è riuscito a far maturare uno spermatozoo in laboratorio - salutano un futuro in cui l'uomo non sarà più indispensabile per la fecondazione, a leggere bene i dati si scopre che la realtà è esattamente l'opposta.

Quando infatti le cellule staminali di partenza sono state ricavate da un embrione di sesso maschile - spiega la rivista Stem Cells and Development, che ha pubblicato lo studio - ne è nato uno spermatozoo in grado di fecondare una cellula uovo. Le staminali di sesso femminile al contrario si sono arrestate alle prime tappe del processo di maturazione del gamete maschile, troppo lontane dalla metà per promettere alle donne un futuro di indipendenza dal punto di vista riproduttivo. Dal piccolo e gracile cromosoma Y, caratteristico del sesso maschile, allo stato delle conoscenze attuali non si può dunque prescindere per far nascere un cucciolo d'uomo.

Lo sperma ottenuto in laboratorio in Gran Bretagna non verrà usato per fecondare alcun ovulo, perché le leggi inglesi non lo permettono. Quando il processo di maturazione di una cellula si svolge completamente fra vetrini e brodi di coltura, è possibile che nel Dna si creino dei danni e il bambino nasca con dei difetti gravi. E la Human fertilisation embryology authority, cui sono affidati questi temi di ricerca in Gran Bretagna, in questo caso sceglie di derogare al suo notorio liberalismo: "Il livello di sicurezza dei gameti derivati in vitro è sconosciuto. Gli scienziati temono che il processo davvero complesso che porta alla loro creazione possa causare delle anomalie nei cromosomi o altri gravi difetti genetici".

Gli spermatozoi artificiali di Newcastle, hanno notato anche i loro "papà" in camice bianco, non hanno la stessa motilità, o "vivacità", di quelli normali e c'è il sospetto che di fronte a una vera cellula uovo (quella sì, impossibile da ricreare in laboratorio) finiscano col fare flop. "Il nostro obiettivo è capire in dettaglio cosa avviene quando uno spermatozoo si forma. Abbiamo bisogno di conoscere le cause dell'infertilità maschile per arrivare a curarle" ha spiegato Karim Nayernia, professore di genetica umana e leader dell'équipe dell'università di Newcastle.

Nuovi esperimenti e il progredire delle conoscenze potrebbero comunque avvicinarci alla creazione di uno spermatozoo in vitro abbastanza sicuro da consentire la fecondazione di un ovulo. Per questo la Human fertilisation authority non chiude nessuna porta davanti a sé, prevedendo che "tra 5-10 anni lo sperma prodotto in vitro potrà forse essere usato per risolvere problemi di infertilità".

Mentre in Gran Bretagna la ricerca sulle "cellule bambine", in grado di trasformarsi in qualunque tessuto dell'organismo, procede a buon ritmo, martedì gli Stati Uniti hanno varato le loro nuove linee guida per l'utilizzo delle staminali embrionali. Il presidente Barack Obama aveva annunciato un'apertura rispetto alla rigida legislazione del predecessore George W. Bush. E il nuovo regolamento prevede in effetti l'erogazione di finanziamenti pubblici per ricerche che usano gli embrioni abbandonati nelle cliniche delle fertilità, oltre a facilitare l'importazione di queste cellule dall'estero. Continua però a negare fondi agli esperimenti in cui le staminali siano state ricavate da un embrione creato ad hoc e poi distrutto esclusivamente per scopi di ricerca.

Si stima che le linee di cellule usate dalla scienza Usa possano aumentare da circa sessanta a diverse centinaia. La prossima volta che sentiremo parlare di spermatozoi artificiali, forse, non è un istituto inglese che dovremo citare, ma un gruppo di scienziati americani.


(9 luglio 2009)
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