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Quanto fidarsi dei test sugli animali?

 
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Autore Messaggio
ursula
Principiante
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Registrato: 08/12/03 15:41
Messaggi: 47
Residenza: porto ercole

MessaggioInviato: Dom Mar 14, 2004 8:51 pm    Oggetto: Quanto fidarsi dei test sugli animali? Rispondi citando

dal corriere della Sera salute 13 marzo 2004

Quanto fidarsi dei test
sugli animali?


Tempo, soldi e animali sprecati, è il netto giudizio dell’esperto d'oltremanica. Che nelle ultime righe del suo scritto afferma polemicamente: «Chiediamo soltanto che gli standard applicati alla ricerca sull'uomo siano gli stessi usati per la sperimentazione animale. Non tolleriamo analisi fatte a caso o conclusioni distorte nella sperimentazione clinica; perché dovremmo farlo per la ricerca sugli animali?». È d'accordo con lo studioso inglese Gemma Perretta, presidente dell'Associazione Italiana per le Scienze degli Animali da Laboratorio e ricercatrice presso l'istituto di Medicina Sperimentale del CNR di Roma, che aggiunge: «La sperimentazione animale deve essere impeccabile e rigorosa. La correttezza degli esperimenti è la base imprescindibile perché la ricerca sugli animali non perda il suo valore: in caso contrario, i risultati saranno confusi, non riproducibili né estrapolabili all'essere umano. Attenzione, però: l'accusa degli inglesi non deve spingerci a concludere che tutta la sperimentazione animale sia inutile o eseguita in modo approssimativo. Per convincersene basta pensare alle moltissime ricerche compiute sugli animali che hanno migliorato le condizioni di vita dell'uomo».
Utilità
Gli esempi sono innumerevoli: senza gli studi sugli animali non avremmo la maggior parte dei farmaci sviluppati negli ultimi decenni, né sapremmo granché dei tumori e di molte altre malattie. Una sperimentazione irrinunciabile, quindi, a patto che sia senza difetti. «Per disegnare esperimenti corretti esistono regole che i ricercatori dovrebbero applicare» prosegue la dottoressa Perretta. «Esistono molti fattori di cui tenere conto e uno dei più importanti è senza dubbio il benessere dell'animale da esperimento: trascurare questo aspetto è deprecabile non solo per motivi morali, ma anche perché un animale mal tenuto mette in atto risposte fisiologiche allo stress che ne alterano le condizioni, introducendo variabili incontrollabili nell'esperimento».
Controlli
Ma chi verifica la qualità della sperimentazione animale?
«L'industria farmaceutica segue procedure standard molto rigide, mentre nella ricerca di base sono i ricercatori stessi a sorvegliare i propri protocolli. Che devono comunque essere approvati da comitati e autorità che accettano e finanziano i progetti» risponde Perretta. «Negli ultimi anni il senso di responsabilità dei ricercatori è molto aumentato, grazie alla pressione dell'opinione pubblica e alle leggi europee e italiane, che hanno stabilito le norme per l'uso degli animali in laboratorio. Ancora da migliorare i comitati etici, che dovrebbero eliminare le ricerche inutili e formare gli sperimentatori».
La ricetta per una sperimentazione animale a prova di critiche? «Non ripetere esperimenti già fatti, costruire i progetti pensandoci a fondo, rispettare la "regola delle tre R": ridurre il numero di animali impiegati, rispettarli quando si utilizzano, rimpiazzarli con metodi alternativi dove possibile» conclude l'esperta.
da corriere dela sera salute 13 marzo 2004


Le critiche


Questi i punti deboli degli esperimenti «in gabbia»


Quali sono i "nei" delle ricerche sugli animali? Le carenze individuate dagli inglesi sono tante, ecco le più frequenti.

Le specie di animali utilizzate negli studi su uno stesso argomento sono assai diverse fra loro, tanto da rendere difficile trarre conclusioni omogenee.
I modelli impiegati per lo studio delle malattie variano molto da laboratorio a laboratorio, rendendo ardua l'interpretazione complessiva dei risultati.
I regimi di somministrazione dei farmaci sono spesso del tutto inapplicabili all'uomo.
Il trattamento è confrontato molto spesso con un placebo o con un'opzione improbabile da utilizzare nell'essere umano.
Gli sperimentatori scelgono di osservare l'effetto del trattamento su elementi di dubbia rilevanza per l'uomo.
I tempi di follow-up (il "periodo d'osservazione" dopo l'esperimento) sono discutibili, non paragonabili all'analogo nell'essere umano.
Gli esperimenti non sono condotti "in cieco", ovvero con il ricercatore che valuta il risultato all'oscuro del trattamento cui è stato sottoposto l'animale: conseguenza diretta, la tendenza a "pilotare" il risultato nel senso che più si avvicina all'ipotesi dello sperimentatore.
Le ricerche sono messe in piedi per rispondere a domande di cui si conosce già la risposta e ripercorrono con minime variazioni studi precedenti.
da corriere della sera salute 13 marzo 2004


L a Repubblica tutela le esigenze, in materia di benessere, .


L a Repubblica tutela le esigenze, in materia di benessere, degli animali in quanto esseri senzienti". Questa frasetta è contenuta in una proposta, in corso di approvazione dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera. Si tratta, in pratica, di una proposta di modifica della nostra Costituzione certamente condivisibile, ma che non mancherà di aprire dibattiti e polemiche, soprattutto in relazione all'utilizzo degli animali nella ricerca scientifica, che potrebbe diventare, in un'interpretazione ristretta del concetto, illegale. Io non sono, lo dico subito, favorevole a questa ipotesi, per due semplici motivi. Il primo è che, con tutto il rispetto per i compagni di viaggio delle altre specie, preferisco che le sperimentazioni, quelle necessarie, vengano compiute sugli animali piuttosto che sugli umani. Il secondo motivo è che sono convinto che la messa al bando nel nostro Paese della sperimentazione animale non farebbe che spostare il problema in altre parti del mondo, dove regole e controlli sarebbero ancora più lassi che in Italia se non del tutto inesistenti. Il punto nodale della questione è quindi, dal mio punto di vista, quello della reale "necessità" della sperimentazione animale. La stragrande maggioranza della comunità scientifica si dichiara convinta e, francamente, non riesco a raffigurarmi tanti ricercatori come una massa di sadici Frankenstein, mossi soltanto da bassi istinti ed interessi. Leggo tuttavia senza sorpresa i risultati di uno studio inglese, di cui si dà ampio resoconto nella pagina accanto, che dimostra come la maggior parte degli esperimenti condotti sugli animali siano in realtà inutili dal punto di vista scientifico e questo non per cattiveria dei ricercatori, ma per insipienza. Nel nostro piccolo, anche noi giornalisti scientifici abbiamo imparato a diffidare di spettacolari studi sui topi rivelatisi poi fallimenti sugli uomini. Ma sappiamo anche che certi spettacolari risultati sugli uomini sono partiti dagli animali. Ci sembra quindi che la strada giusta sia che la ricerca si sforzi, in primo luogo, di mettere a punto tecniche alternative alla sperimentazione animale. E che, qualora si dimostrasse la reale necessità, adotti nei confronti delle bestie regole, tecniche ed etiche, altrettanto rigorose di quelle che guidano le ricerche sugli umani, nelle fasi successive delle sperimentazioni. Che impari insomma a trattare con lo stesso rispetto uomini e topi. Senza perdere di vista la differenza.
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Ursula
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MessaggioInviato: Dom Feb 03, 2019 12:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

Sinceramente io non mi fido.

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MessaggioInviato: Dom Feb 03, 2019 12:43 pm    Oggetto: Rispondi citando

Sinceramente io non mi fido.

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