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morte caravaggio

 
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Autore Messaggio
mulinaccio
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Registrato: 08/07/07 11:11
Messaggi: 497
Residenza: tra f.filippo e scaterina

MessaggioInviato: Ven Dic 18, 2009 12:38 pm    Oggetto: morte caravaggio Rispondi citando

Vincenzo Pacelli, ordinario di Storia dell’Arte Moderna alla Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli “Federico II”, e
comunemente considerato uno dei maggiori esperti di Caravaggio in
Italia intervine sul “caso Caravaggio” con una lettera in esclusiva
per Gialli.it
di VINCENZO PACELLI

Dalle cronache di questi giorni apprendiamo che, sotto la spinta
“mediatica” del quarto centenario dalla morte del pittore (1610-2010),
si sarebbero nuovamente avviate le ricerche sul presunto luogo di
seppellimento del pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Studiosi di quattro università italiane (Bologna, Lecce, Ravenna e
Pisa), coordinati dal Comitato Scientifico presieduto da Giorgio
Gruppioni, ordinario di antropologia all’Università di Bologna, si
sono trasferiti in pianta stabile nel cimitero di Porto Ercole, per
“dare la caccia” ad uno scheletro, quello di Caravaggio, la cui reale
presenza in quel luogo è, peraltro, tutta ancora da dimostrare.
Un destino crudelmente persecutorio sembra contraddistinguere questo
genio dell’arte, in vita, per gli episodi di sangue e l’esistenza
errabonda di cui fu protagonista, così come in morte, se è vero che le
ossa di oltre 200 individui saranno vivisezionate e comparate al dna
dei discendenti del fratello di Caravaggio. Sarebbe a nostro avviso
importante che la grande vivacità che studiosi e scienziati mostrano
nei confronti del luogo esatto nel quale sarebbe stato seppellito
Caravaggio (ma perché tanto impeto, se si è sicuri che sia morto a
Porto Ercole?) sarebbe invece, anche in minima parte, dedicato agli
ancora inevasi misteri che accompagnerebbero la versione ufficiale per
cui Michelangelo Merisi , da Palo, si sarebbe spinto fino al nord
Toscana, a piedi (come grottescamente raccontano le fonti ufficiali) o
su una “feluca”, con cui invece di arrivare a Roma, dove era diretto,
nella speranza di ottenere la grazia papale (mai ritrovata), sarebbe
giunto a Porto Ercole.
Il corpo del pittore, lo si dovrebbe forse cercare non a Porto
Ercole, ma a Civitavecchia, dove il pittore è fatto morire anche nella
biografia redatta, quando era ancora in vita, da Giulio Mancini,
medico del papa, salvo poi correggerla (di sua volontà?) in Porto
Ercole.
Ebbene, le sfortunate vicende che riguardano la morte del pittore sono
avvolte da un alone di contraddizioni che non solo inficiano ogni
sicurezza sul suo luogo di sepoltura, ma ne mettono in dubbio anche
l’approdo a Porto Ercole e le cause del decesso.
Il desiderio di ricostruire la verità dei fatti mi indusse nel ’94 a
dedicare alla morte dell’artista un’intera opera (L’ultimo Caravaggio.
Il Giallo della morte: un omicidio di Stato?), seguita da un
assordante silenzio del dibattito critico, in cui emerse la generale
incoerenza delle fonti, che qui ripropongo a beneficio dei lettori e
della giusta memoria di un uomo.
Il Giallo della morte
Anzitutto, ci si è interrogati inutilmente per secoli, senza una
risposta plausibile, sui motivi che avrebbero indotto il Merisi a
raggiungere la località di Porto Ercole dal litorale romano di Palo,
l’attuale Ladispoli, dove, misteriosamente sbarcato, fu senza
spiegazione imprigionato e poi rilasciato. Dopo la scarcerazione,
come “impazzito” non vedendo più le robe che erano sulla feluca che
aveva ripreso la volta di Napoli, a piedi raggiunse Porto Ercole, ove
colpito da febbre malarica, sarebbe morto.
Non doveva portare a Roma, al cardinale Scipione Borghese, le opere
che trasportava sulla feluca presa in affitto, perché il dono delle
opere favorisse il perdono papale per l’omicidio di Ranuccio
Tomassoni?
Le fonti ufficiali rivelano contraddizioni a ogni pie’ sospinto:
potremmo credere che la prima fonte per le ferali notizie siano i due
avvisi spediti il 28 e il 31 luglio 1610 da Roma dagli informatori del
duca di Urbino: “Si è havuto avviso della morte di Michel Angelo
Caravaggio, pittore famoso et eccellentissimo nel colorire e ritrarre
dal naturale, seguita di suo male in Port’Ercole” (28 luglio 1610). “È
morto Michiel Angelo da Caravaggio, pittore cellebre, a Port’Ercole,
mentre da Napoli veniva a Roma per la grazia di Sua Santità fattali
del bando capitale che haveva” (31 luglio 1610). In entrambi gli
avvisi Caravaggio è fatto illogicamente morire a Porto Ercole, come se
la località toscana si trovasse a metà del percorso tra Napoli e Roma,
mentre avrebbe già ricevuto il bando della pena capitale, in verità
mai ritrovato negli archivi pontifici e sonoramente propagandato come
emesso, al contrario di quanto avviene per Onorio Longhi, anch’egli
presente al fatto di sangue in Campo Marzio e graziato il 1 marzo
1611.
Va osservato che i due avvisi sono informazioni strettamente private
nell’interesse del duca di Urbino che vantava un credito di un quadro
da parte di Caravaggio per aver dato un anticipo per la raffigurazione
di una Madonna con Bambino. Fonte altrettanto inattendibile è il poeta
Marzio Milesi, che si vanta di essere amico del pittore
commemorandolo nei tre epitaffi dove lo fa morire a Porto Ercole,
non conoscendo la sua vera età e credendolo ancora Cavaliere di Malta.
Altro tassello poco credibile è il ruolo di Scipione Borghese, il
potente Segretario di Stato Vaticano e nipote di Paolo V, al quale
erano dirette le opere sulla feluca del Caravaggio, che viene
informato della sua morte a Porto Ercole dal nunzio apostolico del
Regno di Napoli Deodato Gentile. Questi scrive da Napoli, e corregge
l’errata informazione sulla località di Procida quale luogo dove si
faceva risalire, per informazione dello stesso Scipione, la morte
dell’artista. E infine perché l’altra fonte, Giulio Mancini, scrive
che Caravaggio è morto a Civitavecchia, termine cancellato e poi da
altri corretto in Porto Ercole, paragonando la morte del pittore a
quella “violenta”, tramite omicidio, del collega e concittadino
Polidoro da Caravaggio? In questa fase tragica della sua vita, non
incontriamo nessuno dei suoi potenti protettori, il Giustiniani, il
cardinal Dal Monte, Marcantonio Doria, i Colonna, gli Aldobrandini,
Ciriaco Mattei, verosimilmente perché allo scuro delle difficili
vicende di vita del Merisi.
Perché nessuno di loro, ma principalmente i familiari, reclamano il
cadavere dell’artista per dargli onorata sepoltura? E la causa della
morte? Ipertermia, postumi delle ferite inflittegli durante
l’aggressione subita l’ottobre scorso al Cerriglio, malaria
fulminante? Anche su questo nessuno spiraglio di coerenza. Il forte
dubbio è che in realtà Caravaggio sia stato vittima di un “omicidio di
stato”, organizzato dall’Ordine di Malta, per l’ offesa arrecata ad
un potente cavaliere, con il tacito assenso della Curia romana. A
quale stessa, infatti, doveva far comodo eliminare un personaggio
che metteva in discussione i principi della fede dogmatica della
Chiesa e trattava le sacre verità senza nessun “decoro”. Non è
difficile individuare gli eventuali complici del delitto, e primi
beneficiari dello stesso: il vicerè di Napoli, che entra in possesso
di uno dei due S. Giovanni diretti a Scipione Borghese; il cardinale
stesso, avido collezionista delle opere del Merisi (il “bandito
famosissimo” che Scipione aveva precedentemente ordinato di
catturare?), infine la marchesa Costanza Sforza Colonna.
L’atto di morte
Si possono avanzare serie perplessità circa il foglietto volante
ritrovato il 19 dicembre 2001 in un libro di conti, che i lettori
superficiali giudicarono autentico sebbene anticipasse di un anno la
data della morte del pittore, secondo il quale “A li 18 luglio 1609
nel ospitale ‘S. Maria Ausiliatrice morse Michelangelo Merisi da
Caravaggio, dipintore per malattia”. Se anche il documento, dopo
attenta perizia fosse giudicato dell’epoca, non potrebbe essere stato
costruito ad arte per perfezionare l’ingranaggio della congiura
assassina? E perché sul registro dei morti della Collegiata di
Port’Ercole non figura il nome del lombardo, ma è stato trascritto
quello dell’alfiere “Gaspar Montero” il cui decesso è segnato
nell’altra facciata del biglietto in questione? L’aspetto più
singolare di questo documento è la sua data: 18 luglio 1609, arretrata
esattamente di un anno rispetto alla data della morte del pittore.
Infatti, a Porto Ercole, in quanto presidio spagnolo, contrariamente
alle altre città toscane che avevano adottato il calendario ab
incarnatione, seguiva il calendario gregoriano, ma il difetto di un
anno sarebbe ammissibile solo dal 1° gennaio al 24 marzo, mentre il
Caravaggio sarebbe morto il 18 luglio. Inoltre, è impensabile che sia
stata rimandata l’annotazione della morte di un pittore così celebre.
Al tempo delle mie precisazioni, fatte conoscere all’archeologa
Anastasia, si volle giustificare un palese errore cronologico
adducendo il fatto che a scrivere il foglietto sarebbe stato uno
scrivano pisano! Ed è impensabile credere che sia stata rimandata
l’annotazione della morte di Caravaggio, il pittore più celebre del
tempo.
La tomba di Caravaggio
Le ricerche sull’esatta ubicazione della tomba del Merisi si sono
arricchite nel tempo di particolari spesso folcloristici: nel ’95 un
articolo sul “Venerdì” di Repubblica a firma di Vania Colasanti
affermava che era possibile identificarne il corpo attraverso il
vestito da cavaliere gerosolimitano col quale, molto probabilmente,
l’artista sarebbe stato sepolto. E la privatio habitus del 1608? O
forse Caravaggio, in due anni di febbrili spostamenti, avrebbe
conservato l’ingombrante mantello e la spada da miles che,
evidentemente, chi l’aveva prima gettato in carcere e poi espulso
dall’ordine, non gli avrebbe sottratto?
È stato un amorevole atto di pietà cristiana quello di aver raccolto e
conservato delle ossa anonime in una cripta sotto l’altare della
chiesa di Sant’ Erasmo, che nella recente comunicazione
dell’archeologa diventa il cimitero di S. Sebastiano, dove il pittore
sarebbe stato sepolto il 19 luglio 1609, esattamente il giorno dopo
senza aver quindi aspettato l’arrivo dei parenti quasi si dovesse far
sparire il pericoloso cadavere di un appestato. Attribuire quelle ossa
a Caravaggio è affermazione che offende, ancora una volta, la memoria
di uno dei massimi geni della pittura.
È comprensibile che i cittadini di Porto Ercole siano orgogliosi di
una tradizione falsa e tendenziosa che vuole Caravaggio morto su quei
lidi per una malattia, di cui però nessun medico, che pure avrebbe
avuto il dovere di farlo, ha redatto il referto. Se ciò fosse accaduto
nel piccolo centro, un personaggio così famoso e per giunta cattolico
battezzato, recentemente comunicato e per giunta fratello di un prete,
avrebbe certamente ricevuto un funerale solenne, alla presenza dei
suoi familiari, che avrebbero provveduto alla sepoltura, ma anche dei
tanti illustri committenti, che avevano fatto a gara per avere le sue
opere. Se in realtà Caravaggio fosse stato onorato di degna e pubblica
sepoltura, possiamo esser certi che nessuno da allora avrebbe più
dimenticato la sua tomba. Siamo sconcertati dal fatto che gli studiosi
del Merisi non abbiano avvertito mai la necessità di intervenire a
chiarimento della complessiva incoerenza intorno al luogo della morte:
possono davvero anche studiosi d’indubbio valore piegarsi all’autorità
dogmaticamente accettata e alla lucreziana religio?
(11 dicembre 2009)
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MessaggioInviato: Ven Dic 18, 2009 1:36 pm    Oggetto: Rispondi citando

non credo che una laurea o una ricerca più o meno approfondita di un altra faccia la verità di uno a spese di quella di un altro

stiamo a vedere....

se non si trova il corpo rimane tutto cosi com'è
per le annotazioni sui libri c'è mooooooooooooolto da dire
e diffido di chi parla senza averli mai maneggiati per almeno un anno
come ha fatto il Dott. La fauci.
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MessaggioInviato: Ven Dic 18, 2009 1:54 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ho paura che tutta questa storia delle ossa alla fine serva solo per smentire il luogo di morte del Caravaggio...
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chiedere è lecito, rispondere è cortesia
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