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La "Diane Fossey" degli scimpanzè

 
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Autore Messaggio
ursula
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Registrato: 08/12/03 15:41
Messaggi: 47
Residenza: porto ercole

MessaggioInviato: Ven Feb 27, 2004 4:30 pm    Oggetto: La "Diane Fossey" degli scimpanzè Rispondi citando

La “Diane Fossey” degli scimpanzè
Naturalista belga da anni in Africa per salvare le grandi scimmie

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Una fluente chioma rosso fuoco, occhi grigio-azzurro in un volto aperto che non denuncia i suoi 58 anni, Claudine Andrè è la nuova Diane Fossey: come la naturalista americana, la “signora dei gorilla di montagna” selvaggiamente uccisa nel 1985 in Ruanda, si dedica anima e corpo al salvataggio delle grandi scimmie africane. In particolare dei bonobos del Congo, una specie di scimpanzè decimata dalle guerre interetniche che scuotono la regione, ma anche uccisi, fatti a pezzi e venduti al mercato clandestino come “viande de brousse”, carne di savana. O come macabro souvenir per turisti senza scrupoli. Claudine Andrè è “la signora dei bonobos”, o anche “Maman Jardin”, come la chiamano i bambini di Kinshasa dopo che ha salvato dall'abbandono il giardino zoologico della capitale dell'ex Zaire. Nata in Belgio, figlia di un veterinario, Claudine ha sempre vissuto sotto il segno dell'Africa e degli animali. A tre anni si trasferisce con la famiglia in Zaire, dove nasce il suo smisurato amore per la natura. Nel 1960 l'indipendenza del paese li costringe a fuggire, abbandonando tutto. «Avevo 15 anni - racconta - ed è stata una vera lacerazione. In Africa avevo lasciato la mia anima e ho potuto tornarci solo sette anni dopo». Fotografa, specialista di arte africana, vulcanologa, qualsiasi mestiere che la faccia restare in Africa è buono. Poi, comincia l'avventura dei bonobos. «Il primo che ho raccolto, più di dieci anni fa, è Mikeno, aveva due anni, era traumatizzato, come le altre decine di orfani bonobo che arrivarono allo zoo di Kinshasa», racconta. Claudine parte in crociata, raccoglie fondi, bussa a tutte le porte, crea l'associazione “Gli amici degli animali del Congo”. Sostenuta dal marito e dai quattro figli, riesce infine ad ottenere uno spazio per i suoi orfani, una foresta di 25 ettari a 50 chilometri da Kinshasa, dove nel marzo 2002 installa la sua tribù e fonda “Lola ya bonobos”, il paradiso dei bobonos in lingala, la lingua locale. «Certo, un lusso scioccante in un paese dove i bambini muoiono di fame - ammette - ma è il patrimonio naturale dei congolesi che cerchiamo di salvare». Claudine intraprende una campagna per sensibilizzare la popolazione, «quella che compra e mangia la viande de brousse anche se le tradizioni congolesi ne vietano il consumo». Organizza visite per scolaresche e pubblico, per spiegare «che noi condividiamo il 98,6% dei geni con queste scimmie, e che mangiare un orecchio, o una mano di un bonobo è un atto molto vicino al cannibalismo». La somiglianza tra gli scimpanzè dal volto scuro, cugini della razza più comune, e l'uomo, è sorprendente. La loro organizzazione sociale è molto vicina ai comportamenti umani, come il loro modo di comunicazione e di allevare i piccoli. Tanto che, spiega Claudine, «molti scienziati li considerano l'anello mancante». Le guerre e la carestia hanno decimato la specie, nel 1980 ce n'erano centomila, dieci anni dopo ne erano rimasti solo diecimila, e continuano ad essere minacciati «dalla delinquenza umana». «Bisogna che la comunità internazionale capisca che non stiamo soltanto perdendo una specie - afferma la “signora dei bonobos” - ma che stiamo cancellando le tracce tangibili delle nostre origini». Andrea Piras
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