Tre Ospite
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Inviato: Mer Gen 14, 2004 4:15 pm Oggetto: Su Telethon |
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E’ stato un successo senza precedenti lo scorso dicembre, l’ultima maratona Telethon per la raccolta dei fondi destinati alla ricerca sulle malattie genetiche. La manifestazione televisiva si è chiusa con una raccolta record di oltre 25,2 milioni di euro, due in più dell’anno scorso. "E’ segno che l’Italia comincia a capire. Il mio sogno è far tornare nel nostro paese centomila ricercatori “, ha dichiarato una raggiante Susanna Agnelli, presidente della Fondazione Telethon; e per farlo, ha sostenuto il direttore di Telethon Niccolò Contucci, “abbiamo bisogno di molte maratone come questa, e abbiamo tutta l’intenzione di riuscirci”. Dalla sua prima apparizione televisiva italiana nel 1990, Telethon che nasce negli Stati Uniti a metà degli anni sessanta del novecento, ha avuto un costante e crescente successo. Nel 1991 è stato pubblicato il primo bando di concorso per finanziare progetti di ricerca sulle distrofie muscolari. Nel 1992 il Comitato Promotore Telethon, con una modifica al proprio statuto, ha aperto le porte alla ricerca su tutte le malattie genetiche di origine ereditaria. Ed infine nel 1995 è nata una Fondazione, come ente dedicato esclusivamente alla gestione delle iniziative di ricerca di Telethon.
Ma vi siete mai posti la domanda su che tipo di ricerche e quali risultati concreti sono stati ottenuti fino ad oggi, con le generosissime offerte di centinaia di migliaia di telespettatori ?
Innazitutto Telethon sovvenziona moltissime ricerche che coinvolgono animali, soprattutto topi transgenici, ossia manipolati geneticamente, ai quali vengono indotti in modo del tutto artificiale i sintomi della malattia studiata. In sostanza viene riprodotto un sintomo “simile” a quello sotto studio ma le cui cause sono completamente diverse, e che si manifesta su una specie del tutto diversa da quella d'interesse umana. Esistono così ad esempio:topi malati di Alzhaimer, di Sclerosi Multipla, di diabete o meglio di analoghi di queste patologie, ma che gli animali non conoscerebbero per natura se non grazie all’uomo che le induce sperimentalmente in soggetti altrimenti sani. Una prassi quindi basata su un’errore metodologico che lo stesso Giulio Cossu, direttore del Centro per le Cellule Staminali dell’Istituto San Raffaele di Milano, e coinvolto in un progetto di ricerca sulla distrofia muscolare finanziato da Telethon involontariamente ammette, in una intervista (www.uildm.org), affermando che: “… ci sono vari problemi molto grandi ancora da affrontare e da risolvere…Il primo è quello che un uomo ha dei muscoli di gran lunga più grandi di quelli di un topo e quindi, per poter ricostituire l’intera massa di un quadricipite umano non servirà più mezzo milione di cellule, ma probabilmente ne servirà un miliardo! In questo senso, noi non siamo ancora in grado di crescere le equivalenti cellule umane, soprattutto se prelevate dai pazienti, fino a raggiungere quei numeri. E’ proprio a tale scopo che stiamo studiando i mesoangioblasti umani, ma non conosciamo ancora di queste cellule le stesse cose che abbiamo imparato su quelle del topo: e potremmo avere delle brutte sorprese, come ad esempio che le cellule umane non crescano tanto quanto quelle murine (modello di topo ndr). Potremmo quindi averne poi in numero insufficiente”. E ancora: “…mentre i topi sono tutti immunologicamente identici - come fossero dei gemelli monocoriali - non è così per gli uomini”. Dunque si può dedurre da queste asserzioni come in realtà qualsiasi specie animale diversa dall’uomo non possa assolutamente essere considerata un suo modello e qualsiasi ipotesi sperimentale nella ricerca non possa essere confermata o confutata sulla semplice base di un’analogia, quella appunto tra uomo ed animale non umano. Ma c’è di più. L’esigenza infatti di creare modelli geneticamente modificati dimostra in maniera inequivocabile che fino ad ora la vivisezione non è stata una pratica scientifica attendibile, perché, se così fosse, non ci sarebbe bisogno di creare nuovi animali manipolati, più simili agli esseri umani. Infine, e non certo a margine di tutto ciò, per molti ricercatori, come da sempre sottolinea il Dottor Stefano Cagno, autore di numerose pubblicazioni su tematiche quali l’ingegneria genetica, i diritti degli animali e la bioetica e Membro del Comitato Scientifico Antivivisezionista, la sperimentazione animale “è un metodo economico che permette numerose pubblicazioni e dunque una rapida carriera universitaria”. Nel contempo per i grandi oligopoli del farmaco presenti sul mercato mondiale con oltre 200.000 specialità medicinali, “diventa invece uno strumento malleabile: un punto di forza quando si tratta di sostenere la validità di un nuovo farmaco, un limite oggettivamente insuperabile quando un medicinale si rivela dannoso per la salute e i produttori devono difendersi in tribunale”.
In tutta franchezza il valore effettivo degli esperimenti finanziati da Telethon, è stato fino ad oggi contrassegnato solo “da una lunga serie di fallimenti terapeutici!” come ha affermato ancora il direttore del Centro per le Cellule Staminali dell’Istituto San Raffaele, il luglio dello scorso anno, su “Il Sole 24ore”.
Ciononostànte la ricerca proseguirà ancora in questa direzione anzi…Telethon ha annunciato il via a un’altra campagna: il finanziamento di esperimenti per la rigenerazione dei muscoli umani che nei prossimi due anni saranno condotti da un team dell’Università La Sapienza di Roma. Questa volta i modelli sperimentali saranno dei mammiferi superiori, cioè cani. “Ma -come rileva Roberta Bartocci, responsabile LAV del settore vivisezione- non esistono cani geneticamente manipolati correntemente utilizzati nella ricerca. Forse il topo transgenico ha cessato di essere un modello ottimale per l’uomo?”.
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Ursuland Ospite
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Inviato: Mer Gen 14, 2004 4:29 pm Oggetto: Telethon la tesi antivivisezionista |
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Telethon: la tesi antivivisezionista
«Telethon, distrofia e animali da vivisezionare», un argomento che fa discutere. Dopo Giulio Cossu de «La Sapienza» di Roma interviene Stefano Cagno del Comitato scientifico antivivisezionista e dirigente medico ospedaliero dell’Ospedale di Vimercate a Milano.
«Si può essere contrari alla vivisezione per motivi etici (non è lecito far soffrire e uccidere gli animali) o scientifici (non si possono confrontare specie differenti, uomo compreso). I fautori della vivisezione ricordano spesso quei casi (la minoranza) in cui il comportamento di una specie animale, ma non di tutte, è risultato simile a quello dell’uomo: omettono però gli altri casi (la maggioranza). Per esempio, una ricerca ha dimostrato che negli Usa il 52% dei farmaci ha provocato dopo la commercializzazione gravi reazioni avverse che non si erano evidenziate in precedenza negli animali, causando la morte in un solo anno di circa 100mila statunitensi. La vivisezione non è un metodo scientifico perché siamo sicuri dei risultati solo dopo averli verificati nella nostra specie che diviene quindi la vera «cavia». Se la vivisezione avesse un valore scientifico, perché la legge imporrebbe prima di commercializzare un prodotto la sperimentazione anche sulla nostra specie?
Fino ad ora la gente è stata tenuta all’oscuro di quanto accadeva all’interno dei laboratori. Così la gente deve sapere che Telethon, attualmente, sovvenziona 77 ricerche con animali, la maggior parte dei quali manipolati geneticamente e che per tali ricerche vengono spesi ogni anno parecchi milioni di euro. In particolare gli studi sulla distrofia sono stati condotti per anni su topi transgenici e successivamente anche su cani che però si sono dimostrati deludenti. Si era così tornati sui roditori, ma ora si ripropongono le ricerche sui cani. Curioso notare che il professor Cossu ammette che i cani sono simili all'uomo: e allora perché per anni sono stati utilizzati roditori? E perché si è sperimentato su animali manipolati geneticamente e ora invece si afferma di volerlo fare su animali non transgenici? La verità è che impiegando un metodo sbagliato si procede a casaccio e si sopravvive grazie a roboanti dichiarazioni che regolarmente vengono smentite nel tempo e parecchi pazienti cominciano a capirlo.
Infine è falsa l’affermazione del professor Cossu che gli antivivisezionisti propongono di sperimentare direttamente sui malati: noi vogliamo cambiare e non abolire i metodi di ricerca pre-clinici. Il professor Cossu, inoltre, cita i parenti dei bambini malati, facendo leva su un argomento emotivo e non razionale. Se però le ricerche pre-cliniche, come nel caso della vivisezione, sono prive di valore scientifico le vere «cavie» diventano i malati su cui per primi si sperimenterà, così le mamme dei bambini distrofici devono temere i vivisettori e non gli antivivisezionisti. Ognuno é libero di dare soldi a Telethon, ma almeno ora sa che andrà a finanziare anche la vivisezione».
Il Mattino
11 01 04 |
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