Introducendo la Biennale di Porto Ercole
Quando un movimento di tanti giovani crea un evento come questo bisogna dargli attenzione perché si sovvertono equilibri negli anni consolidati da istituzioni, critici e galleristi troppo spesso impegnati a far quadrare conti e non a scoprire un nuovo e giovane talento.
Troppo spesso le poche manifestazioni per l'arte contemporanea si muovono con troppa cautela per mostrare una nuova tendenza o un nuovo ricercatore. A distanza di anni, a volte 10, a volte 20, arriva l'invito all' artista per una qualsivoglia biennale.
Questo da una parte permette di non fare errori, di giocare su cavalli vincenti, dall' altra, però, non permette di mostrare "arte contemporanea", l'arte dell'oggi... le ultime tendenze. Ma che cos' è la ricerca contemporanea senza rischi? Come si possono mostrare ricercatori senza correre dei rischi? E come possono essere considerati contemporanei autori che non portano avanti nessuna ricerca da vent'anni?
Il punto è che tante ricerche sono si attualissime, ma che se si guarda bene nuovi autori spuntano, ed è questo il compito di chi cura manifestazioni contemporanee: scoprirne di nuovi e non affermarne di vecchi. Con coraggio, certo! Ma anche con rigore e attenzione, arrivando a conoscere di persona ogni artista che desidera partecipare.
Per questo il bando di concorso ha, per la Biennale di Porto Ercole, tanta importanza.
Ed è per questo che tanti curatori sono artisti e ricercatori loro stessi, perché non hanno paura di rischiare, perché si sà che puntare su un cavallo alla sua prima corsa comporta dei rischi, ma che vale la pena correre se si vuole raccontare o monitorare una tendenza recente e non sorpassata. Da sempre poi artisti hanno per primi riconosciuto ricercatori di valore a loro contemporanei, e poi sono giovani, il che gli permette di parlare la stessa lingua e di leggere meglio tra le righe. In Italia se non fai parte di certi circuiti non puoi nemmeno parlare di cultura.
Bisogna entrarci con cautela nelle logiche del mondo "ufficiale", bisogna omologarsi e mostrare di aver digerito tutte le regole; è questa la prassi!
La Biennale di Porto Ercole in questo è rivoluzionaria e mi rendo conto scomoda per qualcuno...ma è una boccata d'aria fresca. Sia per chi ricerca che ha bisogno di confrontarsi, sia per gli spettatori.
Altra caratteristica peculiare di questa Biennale è che il pubblico "si scambia". Chi normalmente si interessa di cinema è portato a visitare l'esposizione di arte, chi ha la passione per il teatro viene incuriosito dall'architettura, chi ama il design si innamora anche della musica contemporanea e della danza... chi ama la poesia...amerà tutto perché il denominatore rimane invariato per ogni sezione, per il luogo e per chi lo popola: amore per l'arte e per la bellezza; e soprattutto perché nel castello tutto avviene contemporaneamente.
Meno scandalosa nella forma (la locandina del 2001 fece furore! Nel 2002 la locandina di Basilè piacque a tutti) la Biennale del 2003 porta nei contenuti il suo messaggio più rivoluzionario, negli spettacoli nelle performance.
Quando un movimento di tanti giovani crea un evento come questo bisogna dargli attenzione perché qualcosa sta cambiando, perché c'è un' esigenza nuova da comunicare.
Speriamo quindi e auspichiamo che sia venuto il momento per attivare una collaborazione più intensa e fattiva con le istituzioni, sin ora assenti e che si consolidi il rapporto con la società civile di cui l'arte contemporanea si è fatta - da sempre e mai come in questa "biennale" - interprete e voce critica. |