Alle
5 del 19 Giugno
una foschia impenetrabile impedisce a Sandroni di vedere qualsiasi cosa e
quindi a seguire la costa per continuare la navigazione verso sud, la
carta nautica è talmente malridotta che è quasi inservibile, ancora
fondali bassi rallentano il cammino, ma finalmente
dopo una lunga attesa si scorge la costa e anche una imbarcazione verso la
quale si dirigono per aiuto e informazioni utili sulla posizione, e
infatti riescono a sapere che il confine con l'Eritrea non è lontano, a
tutti e tre immancabile torna il pensiero di quei poveri naufraghi a cui
devono assolutamente evitare la morte o la prigionia, e proprio lo
spauracchio della prigionia impone ancora una volta di allontanarsi dalla
costa per riavvicinarsi più tardi.
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Il
20 Giugno, durante la notte, ancora una volta il battellino si insabbia su
un bassofondo, e fino all'alba sono costretti a spingerlo, camminando su
un fondale di scogli fino al mattino, alle 6 infatti escono dalle secche e
dirigono verso la costa, finalmente sulla spiaggia incontrano un gruppo di
ascari dell'esercito Italiano, questo vuol dire che sono in Eritrea,
basterà riprendersi dall'emozione immensa e spedire un messaggio urgente a
Massaua, gli ascari fanno di tutto per poterli soddisfare ma in
quell'insediamento non ci sono mezzi di comunicazione e cosi come nel bel
mezzo del peggiore degli incubi riprendono il mare per coprire le ultime
stramaledette 30 miglia che vi sono fra il confine e Taclai che
raggiunsero finalmente alle 15,30, gli ultimi colpi di remi e sono sulla
spiaggia.
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