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Creato domenica 20 maggio 2001 18.24



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Un isola di nome "Barr Musa kebir"

Nel mese di Giugno il Mar Rosso è vessato dal monsone di sud-ovest, se noi a Porto Ercole ci lamentiamo spesso del vento caldo, afoso e insopportabile dello scirocco, allora dobbiamo pensare a questo monsone come una  triplice sofferenza. La caratteristica climatica più faticosa in quel mare è sicuramente l'umidità, cosi alta da mandare in avaria anche alcune parti elettriche del naviglio.
Aerare i locali per un sommergibile vuol dire navigare a quota  periscopica il che non sarebbe un problema se fosse scoppiato un conflitto e un sommergibile che naviga a quota periscopica in un mare affollato da incrociatori inglesi sarebbe stato una preda facile. 
Quindi il ricambio dell'aria e l'abbassamento della temperatura a bordo durante le immersioni veniva creata grazie a condizionatori. 
Nel 1940 la tecnologia refrigerante si basava su funzionamento di compressori un po' come oggi, ma il gas che si usava era diverso da quelli moderni. Il cloruro di metile spesso a causa anche dell'umidità altissima che si creava a bordo fuoriusciva dalle tubazioni e dagli impianti creando negli ambienti un atmosfera altamente tossica, non letale, ma con degli effetti sull'equipaggio ubriacanti all'inizio e di profondo malessere nello stadio più avanzato di intossicazione.
Per questo motivo il comandante era costretto periodicamente a navigare a quota periscopica per il necessario ricambio dell'aria prima che il gas diventasse pericoloso per tutto l'equipaggio, ma........... E' qui che comincia il disastro, proprio a causa di questo gas, essendo incolore e inodore era difficile capire quando era il momento di risalire, un vero incubo per tutti gli equipaggi dei sommergibili si poteva notare l'emergenza quando qualche marinaio cominciava a gesticolare in modo strano, oppure aggirarsi seminudo per i corridoi in stato confusionale, ma l'aria inquinata è la stessa
per lui e per chi lo osserva.
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