Creato domenica 20 maggio 2001 18.24
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Un isola di nome "Barr Musa kebir"
La tragedia del Macallè nasce da una diabolica combinazione tra la parte
finale della navigazione verso nord, una particolare condizione meteorologica
e il grado di intossicazione dell'equipaggio, comandante e ufficiali di rotta
compresi. Come ho già detto, alle 16 del 10 Giugno 1940, il Macallè salpa
da Massaua e fa rotta verso nord per raggiungere i dintorni prospicienti
Port Sudan in circa 55 ore. Tra l'11 e il 12 non si poté fare il punto
nave per via del cielo nuvoloso, e contemporaneamente verso la fine del
terzo giorno di navigazione cominciarono i primi sintomi di
intossicazione proveniente dal personale della camera di lancio di prua.
Il comandante Morone decide per una emersione rapida e quindi ventilare
i locali e lasciare respirare il personale colpito dal cloruro di metile
lasciandolo prendere aria dal boccaporto che da sulla coperta, viene anche
somministrato latte a tutto l'equipaggio, ma il 13 sono quasi arrivati a
destinazione e navigare a quota periscopica è troppo pericoloso. Il
gas inquinante allora si impossessa realmente del sommergibile e
tutto l'equipaggio chi più chi meno, compreso il comandante e gli
ufficiali, soffrono tutti i sintomi peggiori dell'avvelenamento e
cioè quelli invisibili.
All'alba del 14 il comandante commette un errore di valutazione su
un avvistamento e non avendo avuto modo due giorni prima di poter
fare il punto nave con precisione crede di essere nelle vicinanze delle
secche di Sangeneb, invece si trovavano su faro di Hindi Gider,
l'intossicazione intanto peggiorava e arrivata ad un livello
esasperante, Morone decide che se non si riesce a ventilare i locali in
modo più che sufficiente, sarebbe tornato alla base, non avendo più un
equipaggio nelle piene facoltà mentali.
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Un esempio della intricata rete di isole e secche della costa occidentale del Mar Rosso
e una foto di alcuni uomini dell'equipaggio del Macallè a Massaua
Clicca sull'immagine per vederla ingrandita
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